TAV Democrazia e Costituzione

Segnaliamo un articolo dove si riportano alcune dichiarazioni di Angiolino Alfano, ministro degli interni, relative alla linea TAV Torino Lione: “Nessuno potrà fermare un’opera decisa da uno Stato sovrano”
http://www.italpress.com/politica/37735/alfano-nessuno-puo-fermare-opera-decisa-da-stato-sovrano-
Questo viene detto in un clima di veleni dove alcuni fatti secondari sono amplificati fino alla distorsione.
Premesso, ovviamente, che la violenza non va bene in nessun caso, facciamo mente locale a che succede: 3 betoniere e un cassonetto di spazzatura bruciati diventano 3 attentati! Si scatena una campagna mediatica davvero inquietante di criminalizzazione di un movimento di popolo, non di un'avanguardia.
Si evocano TERRORISMO, EVERSIONE, BRIGATE ROSSE...
Ripetiamo la premessa che la violenza è da condannare, ma chiediamo se la sproporzione tra i fatti contestati e le accuse mosse non sia davvero eccessiva.
In Val Susa stiamo parlando di un'opera che non verrà fatta comunque perché la Francia ha detto che "se ne riparlerà dopo il 2030", perciò non solo un'opera inutile, ma un'opera impossibile.
A Firenze un pezzo di TAV sprofonda nella vergogna, disegna un quadro imprenditoriale e politico indecente, ma su questo domina un tonante silenzio, soprattutto da parte di Governo e Sindaco di Firenze.
Eppure le più alte cariche dello stato sono al capezzale dei costruttori a difenderli dai fantasmi di un terrorismo che vive solo nei loro incubi.
Le parole di Alfano sono un proclama che non ammette repliche: “Nessuno potrà fermare un’opera decisa da uno Stato sovrano, consultando le comunità locali” A parte l'ipocrisia della "consultazione delle comunità locali" che comunque, anche se consultate, non sono d'accordo, si afferma un autoritarismo che ci pare davvero fuori misura riferito ad una galleria ferroviaria.
Qua siamo di fronte ad uno Stato che, con i suoi apparati, ha tolto la sovranità dalle mani del popolo - come prevederebbe la nostra Costituzione - per metterla nelle mani del sistema politico/economico/mafioso che sostiene le grandi opere inutili.
Speriamo ci si renda conto che i petardi, le molotov (anche finte), qualche sasso sono specchietti per le allodole; dietro si nasconde il verminaio di interessi privati e particolari che non ha altri argomenti, davanti all'evidenza lapalissiana dell'inutilità delle opere imposte, se non criminalizzare l'avversario e nascondersi dietro una "autorità dello Stato" che, così intesa, diventa totalitarismo.
La lotta di popolo dei Valsusini ha il potere di mostrare in maniera limpida che "il re è nudo"; pare non ci siano altri sistemi, per difendere le pudenda del sovrano, che sollevare una enorme nuvola di fumo mediatica (e di lacrimogeni).
Speriamo che le persone che hanno a cuore le sorti dell'Italia (ed Europa) si rendano conto che qua non si tratta più di discutere su un treno, su un tunnel, su un ponte, ma di difendere i fondamenti della convivenza civile, i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione.
Non possiamo dimenticare il documento con cui la società finanziaria J.P. Morgan invita gli stati europei a rivedere le loro carte costituzionali per renderle più adatte alla integrazione economica della globalizzazione, cioè più favorevoli al mercato, alla produzione e soprattutto alla concentrazione della ricchezza.
In questo percorso ci sono ostacoli: lavoratori, montanari, contadini, cittadini che difendono il loro territorio e i loro diritti, insomma la quasi totalità della specie umana.
Quello che accade adesso un Val Susa è l'antipasto di una involuzione autoritaria che interesserà tutta l'Italia e l'Europa.
Quei pazzi montanari della Val Susa sono il dito che indica a tutti noi il possibile futuro disastroso cui ci stanno condannando; i privilegiati del mercato delle grandi opere inutili vogliono farci vedere solo che il dito ha l'unghia un po' sporca.
Non chiudiamo gli occhi.
Oggi "siamo soli", ma siamo tanti, verrebbe da dire che "siamo tutti" e solo il nostro impegno può salvare il futuro dei nostri figli.

Commenti

che ignorante
è il Popolo che è sovrano,
non lo stato